Itinerari storici

Itinerario Personaggi Bertinoro-Meldola

Itinerario Personaggi
Bertinoro-Meldola

Forse non tutti sanno che il nome di Bertinoro è legato alla memoria di alcuni grandi del passato, dal grande interprete teatrale Ermete Novelli al poeta e senatore Aldo Spallicci. Seguire le loro tracce può essere l’occasione per scoprire alcuni aspetti meno noti del ‘Balcone di Romagna’ e dei suoi dintorni.

  1. Hesperia fra Bertinoro e Meldola

    Fra le prime dive del cinema italiano, agli albori del Novecento, c’è Hesperia, nome d’arte della romagnola Olga Mambelli, nata a Bertinoro e cresciuta a Meldola. Fra il 1912 e il 1923 Hesperia rivaleggiò star del calibro di Francesca Bertini, girando una settantina di film, oggi in gran parte perduti. E pressoché nessuna traccia di lei resta nelle due località dove trascorse la prima parte della sua vita. Però è stata dedicata alla sua memoria l’Arena Hesperia, elegante quadriportico risalente alla seconda metà dell’Ottocento dove un tempo si svolgeva il mercato dei bachi da seta, e che fu intitolata alla diva del muto negli anni Novanta del Novecento. Ma entrando nel delizioso teatro Dragoni di Meldola, costruito all’inizio dell’Ottocento e ancora oggi in attività, si può immaginare che qui la giovanissima Olga abbia assistito a qualche spettacolo, decidendo di intraprendere la carriera artistica.
  2. Felice Orsini a Meldola

    Il meldolese più celebre è senz’altro il patriota Felice Orsini, che fu fra i protagonisti della Repubblica Romana, e venne giustiziato in Francia per aver attentato alla vita di Napoleone III. Orsini nacque nell’imponente palazzo che sorge sulla piazza principale di Meldola (oggi intitolata proprio ad Orsini) e che appartenne prima alla famiglia Borghese Aldobrandini e poi alla casata dei principi Doria Pamphili; dopo essere stato usato, in epoche successive come caserma e perfino come carcere, oggi ospita uffici comunali e custodisce al suo interno anche la collezione pittorica di Maria Giuditta Versari. Sul lato opposto della piazza sorge il settecentesco palazzo Comunale, con la caratteristica Torre dell’Orologio sulla quale spicca, oltre allo stemma comunale, un medaglione in bronzo che ritrae proprio Felice Orsini mentre una lapide ne ricorda la figura e il clamoroso gesto di protesta con cui egli rivendicò il diritto degli italiani di avere una patria unita e libera.

Itinerario dantesco nella Romagna dello Spungone

Itinerario dantesco

Qualcuno ha definito Dante “il primo turista della Romagna”, e sicuramente il Sommo Poeta ha conosciuto bene questo territorio, dove ha trascorso buona parte del suo esilio: lo testimoniano i numerosi riferimenti presenti nella Commedia a luoghi, personaggi, vicende romagnole.Venite a scoprire le tracce dantesche che si incontrano nella Romagna dello Spungone!

  1. Polenta

    Il nostro viaggio comincia da Polenta, piccola frazione del Comune di Bertinoro, luogo d’origine della famiglia Da Polenta, che offrì a Dante protezione nel suo ultimo rifugio ravennate. Qui si può visitare la Pieve di San Donato, risalente al X secolo, che al suo interno conserva ancora molte parti della costruzione originaria (in particolare, colonne e capitelli). La sua fama è legata all’ode che le dedicò Giosuè Carducci, in cui si chiede "forse qui Dante inginocchiossi?". Ed è veramente possibile che l’autore della Commedia abbia frequentato questo luogo, durante la sua permanenza ravennate presso Guido da Polenta. Così come è possibile che qui abbia pregato anche Francesca da Polenta, appartenente alla stessa famiglia, e celeberrima protagonista insieme all’amante Paolo Malatesta del V Canto dell’Inferno. Ogni anno la Pieve ospita cicli di letture dantesche.
  2. Bertinoro

    Dante cita Bertinoro nel XIV Canto del Purgatorio, quando incontra i romagnoli Guido del Duca (che fu giudice a Bertinoro) e Rinieri da Calboli, con cui parla della corruzione morale che affligge la loro terra:

    O Bretinoro, ché non fuggi via,
    poi che gita se n’è la tua famiglia
    e molta gente per non esser ria?

    (Purgatorio, Canto XIV, vv. 112-114)

    Poco prima, rimpiangendo i tempi andati e ricordando gli antichi romagnoli virtuosi, il poeta nomina anche il bertinorese Arrigo Mainardi, che ha lasciato una traccia importante nella storia della cittadina. Secondo la tradizione, infatti, furono proprio Arrigo Mainardi e Guido del Duca, nel XIII secolo, a far costruire la Colonna delle Anella, ancora oggi monumento simbolo di Bertinoro. A breve distanza dalla Colonna, sorge ancora oggi l’imponente Palazzo Mainardi, sulla cui facciata è visibile lo stemma della famiglia dalle tre mani.
  3. Castrocaro

    Castrocaro fu a lungo la capitale del potere mediceo in Romagna e viene citata da Dante nello stesso XIV canto del Purgatorio in cui si parla di Bertinoro, denunciando la degenerazione dei costumi:

    Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia;
    e mal fa Castrocaro, e peggio Conio,
    che di figliar tai conti più s’impiglia.

    (Purgatorio, Canto XIV, vv. 115-117)

    I veementi versi oggi campeggiano sul muro della chiesa romanica di San Nicolò (decorata all’interno con begli affreschi di scuola marchigiana del XV secolo). La chiesa si trova nel cuore del borgo medievale di Castrocato, dove sorgono anche il Palazzo dei Capitani e il Palazzo del Bargello. A dominare dall’alto, l’imponente fortezza medievale. Ma c’è un altro legame, più sottile, con il ghibellin fuggiasco e la sua Commedia: nella seconda metà del XIII secolo, infatti, Castrocaro fu un possedimento Gianciotto Malatesta, il marito assassino di Francesca da Polenta, protagonista del V canto dell’Inferno.
  4. Forlì

    L’ideale percorso sulle tracce di Dante in Romagna non può tralasciare Forlì, dove il poeta soggiornò a più riprese, fin dall’inizio del suo esilio quando, nel 1303, fu ospite di Scarpetta degli Ordelaffi, in veste di segretario. Lo ricorda una lapide posta su Palazzo Albicini (dove all’epoca si estendeva la Caxa Grande degli Ordelaffi). E sono vari i passi della Divina Commedia in cui si parla delle vicende forlivesi. Nel Canto XXVII del’Inferno si fa riferimento al “sanguinoso mucchio”, cioè la cruenta battaglia fra i ghibellini forlivesi e un esercito di francesi inviato dal Papa: la citazione compare nella targa affissa sul campanile di San Mercuriale in Piazza Saffi. Poco distante sorge il Palazzo dei Calboli, casata a cui apparteneva Rinieri, incontrato da Dante nel Canto XIV del Purgatorio: anche qui una targa riporta i versi del poema. E Forlì compare ancora nel Canto XVI dell’Inferno, in una similitudine che paragona la cascata dell’infernale Flegetonte a quella dell’Acquacheta: Dante, preciso come sempre, ricorda che il fiume si chiama così solo in alto, ma quando arriva a Forlì prende il nome di Montone.
  5. Ravenna

    E’ Ravenna – e non poteva essere diversamente – l’ultima tappa dell’itinerario. Qui Dante visse gli ultimi anni, sotto la protezione di Guido da Polenta (probabilmente in quella che oggi è chiamata Casa Scarabigoli, come ricorda una targa sulla facciata); qui fu celebrato il suo funerale nella Basilica di San Francesco, detta “chiesa di Dante”; qui c’è la sua tomba, a pochi passi dalla quale si trovano il Museo e la Biblioteca del Centro Dantesco. E, naturalmente, anche Ravenna, i suoi personaggi e i suoi luoghi sono più volte citati nella Commedia. Ricordiamo, fra tutti, la Pineta di Classe, a cui si fa riferimento nella descrizione del Paradiso terrestre:

    ma con piena letizia l’ore prime,
    cantando, ricevieno intra le foglie,
    che tenevan bordone a le sue rime,
    tal qual di ramo in ramo si raccoglie
    per la pineta in su ‘l lito di Chiassi,
    quand’Eolo scilocco fuor discioglie.

    (Pg. XXVIII, 16-21)